Filippo Cauz, che da ragazzino si è esaltato vedendo Gianni Bugno dominare il Giro e un quarto di secolo dopo si è commosso con l’ultima corsa di Sven Nys. In mezzo ha bevuto delle birre, ascoltato delle cassette, organizzato dei concerti, studiato i vulcani e la loro cartografia, dialogato con due gatti e scritto di musica e di ciclismo per diverse riviste, compresa Bidon, che ha contribuito a fondare nel 2015. Non ha il dono della sintesi, e resta convinto che il luogo migliore da cui osservare il mondo sia il divano, ma si sta ormai rassegnando alla strada, dove si accoppia regolarmente con una bicicletta nera chiamata Ororo.
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